sottoscrivo al regolamento e partecipo al contest.
Ecco qualcosa per il contest:
Ore 7.05, è tempo di alzarsi. Inizio una nuova giornata, senza pensarci troppo su. Tolgo di dosso le coperte, mi alzo dal letto e mi siedo. Guardo dritto verso quel poco di luce che penetra dalla finestra. E’ piacevole, non mi dà fastidio.
Forse dovrei pensare a quel che sta succedendo fuori, ma in questo momento cerco di non farne un mio problema. Almeno in questo momento voglio pensare di vivere ancora una vita normale.
Già. Perchè da quel giorno niente è più normale. Dovrei forse chiedermi “Cosa devo aspettarmi oggi?”, domanda che un tempo non mi sarei mai posto.
La sveglia sta ancora suonando. Forse ho già iniziato a pensare troppo, così da dimenticare di spegnerla. Eppure neanche quel rumore continuo mi dà fastidio. Tutto è cambiato: così velocemente da non rendermene conto.
Sul mio comodino c’è un libro: “Viaggi nel tempo e nello spazio”, devo ancora finire di leggerlo. Non sono mai stato interessato a certe cose, ma adesso, più che un piacere, è quasi un obbligo saperne almeno qualcosa. Eppure non mi capacito di ciò che siamo in grado di fare. Prima siamo qui, poi un clic sul nostro dispositivo e abbiamo una porta aperta su un altro posto.
E dov’è finito ciò che avevamo un tempo? Gli aerei, i treni, le automobili? O La semplice bicicletta che ho sempre amato. Quella regalatami da mia nonna quando compii 16 anni. Sembrava un regalo stupido per un sedicenne, ma in realtà non lo era. Mi faceva sentire libero. Libero dalle oppressioni del traffico, delle strade, dei confini.
E ora? Ora è buttata li, in garage tra un oggetto e l’altro. Persa tra tanti altri ricordi, in questo momento totalmente inutili.
E’ tardi adesso, devo andare a lavorare. Lavorare. Una parola un pò tosta. Sarebbe meglio dire “devo andare a fare ciò che sono obbligato a fare”. Per me, per gli altri. Almeno è quello di cui sono stato convinto. In parte.
Una cosa però riesco a percepirla in questa stanza. E’ vuota. Ma soprattutto è fredda. Dovrò inventarmi qualcosa per rimediare, ma ora non ho tempo.
Togliendo la maglietta non posso mai non notare quel segno che ho ormai sul petto da tanto tempo. E’ passato così tanto tempo, ma non riesco ancora ad abituarmi. Ha qualcosa che non so spiegare bene, è penetrante e affascinante. Non ho mai capito bene cosa significasse, ma penso che prima o poi ci riuscirò.
La divisa da lavoro è bella però. E’ stata lavorata alla perfezione, per garantire protezione e comfort allo stesso momento. Solo il colore non mi piace. Nero.
Ho il mio targhettino riconoscitivo, la mia arma e il mio dispositivo, offerto gentilmente dalla mia compagnia. Anzi, devo accenderlo, regolamento del lavoro. Appena svegli subito operativi.
“Acquiring position, lock on established…Downloading latest Intel package…Welcome back!”
Che gentili, mi danno anche il bentornato. Questa semplice frase è la cosa più fastidiosa del mio lavoro, lo giuro.
E’ ora di andare, chiudo tutto e via. Girandomi vengo abbagliato dal verde di fronte casa mia. Non quello del giardino, ma quello del portale che la mia compagnia ha aperto proprio ieri. E’ pure bello grosso!
E pensare che mi basterebbe avere un codice. Un semplice piccolo codice da 8 cifre esadecimali e potrei conquistare il mondo. Ma è solo l'inizio del mio lavoro. Chissà se un giorno lo troverò..